Introduzione:
-Il Gerewol, l’incredibile festa di bellezza nella savana dei pastori Bororo e Wodabee
-Il mercato di Abalak, dove il tempo sembra essersi fermato
-La mitica città carovaniera di Agadez, miraggio color ocra
-I granai Haussa, simili a grandi uova di terra
Wodaabe (o Bororo) sono una sub-etnia appartenente al popolo dei Fulani e vivono una vita nomade nell'Africa centrale. Il nome dispregiativo "Bororo", letteralmente "pastori in stracci", datogli dalle tribù vicine non deve essere confuso con quello dei Bororo del Mato Grosso, Brasile.Giacché nomadi, i Wodaabe si spostano con il loro bestiame e vivono in capanne di rami. Le loro migrazioni li portano dal sud del Niger al nord della Nigeria, dal nord-est del Camerun, al sud-ovest del Ciad e nelle regioni occidentali della Republica Centrafricana. Da pochi anni a questa parte, penetrano anche nella Repubblica Democratica del Congo, nelle regioni del Basso Uele e dell'Alto Uele, che hanno una frontiera con il Centrafrica e il Sudan. In autunno si radunano per una festa chiamata Guérewol, durante la quale le ragazze scelgono il fidanzato fra tutti i ragazzi presenti.
Niger: Festival Gerewol
Dal 23 settembre al 01 ottobre 2023
Minimo 8 pax
PROGRAMMA
1° Giorno 23 /09/2022: Italia - Niamey
Arrivo all'aeroporto di Niamey e trasferimento in pulmino all'hotel. L’origine di Niamey è incerta: villaggio di pescatori Songhai per alcuni, villaggio di agricoltori Fulani e Maouri per altri. Si dice che il nome derivi da un albero “Niamey pour Nia” che in Djerma significa “la riva dove l’acqua è presa”Per via della sua posizione, lontana dalle più importanti piste commerciali, fu ignorata da grandi esploratori come Heinrich Barth, che pur si fermarono ad esplorare altre zone del paese. Inizialmente scelta come capoluogo amministrativo dalla Francia nel 1903 per la sua vicinanza con il fiume Niger ed il grande mercato che si trovava nelle prossimità, rimase in secondo piano rispetto alla più centrale Zinder dal 1911 al 1926, quando divenne definitivamente la capitale. Ha conosciuto il suo sviluppo negli anni ’40 ed è oggi Capitale popolosa e multietnica con una parte amministrativa e residenziale separata dal centro città dedicato al commercio.
2° Giorno 24 settembre 2023: Niamey - Agadez.
Agadez, affascinante con le sue strade sabbiose, la gente che vi si incontra. Qui le popolazioni nomadi, Tuareg e Tebu, si mescolano a quelle sedentarie nere come gli Hausa. Nella città vecchia le case sono tutte costruite in banco, impasto di argilla, sterco e paglia, e le facciate a volte sono decorate con motivi geometrici in rilievo o dipinte. Su tutto svetta il minareto della moschea, simbolo di Agadez. Proprio lì vicino sorge il vecchio palazzo del sultano e si trova il mercato, che fornisce al visitatore una carrellata di genti diverse in abito tradizionale ed una ricca scelta di oggetti artigianali tra cui le famose “croci di Agadez”, gioielli cesellati in argentodi forme diverse a seconda del luogo di provenienza. Cena libera
3°- 4°- 5° Giorno 25 - 26 - 27 settembre 2023: Agadez - Gerewol
Si lascia Agadez per dirigersi verso la zona dove si svolgerà il festival. Lungo il percorso vi sono vari pozzi ed è possibile incontrare nomadi che si approvvigionano d’acqua. Il percorso non è agevole ma premia chi sa apprezzare l’incontro con le genti e la loro quotidiani t, i mercatini di strada, la semplicità dell’architettura in terra dei villaggi e il lento variare dei paesaggi. la presenza di acqua abbondante crea miracoli!!! Eppure è collocata in una regione arida del Sahel, in via di progressiva desertificazione, dove in alcune annate si soffre per la siccità. Trasferimento e posa del campo nelle vicinanze dell’accampamento dei pastori Wodaabé. Tempo a disposizione per assistere ai preparativi della festa: la fase del maquillage e la preparazione dei costumi sono estremamente accurate. Truccati ed abbigliati in modo esuberante, i giovani daranno vita ad una cerimonia fatta di danze sensuali e sguardi ammiccanti. Chi assiste a un Gerewol si trova catapultato in una dimensione senza tempo e l’appuntamento annuale del Gerewol è per i locali un evento da non mancare. Il culto della bellezza, insieme a quello del bestiame e della famiglia, è infatti uno dei cardini delle comunità Peul Wodaabé, che alla fine della stagione delle piogge monsoniche mettono in scena, rappresentando una delle più singolari feste dell’Africa Sub Sahariana bianche. Sono anche chiamati Bororo, un nome ispirato dal bestiame che vuol dire “quelli che non si lavano e vivono nella macchia”, o M’Bororo, termine dispregiativo derivato da “mborooli”, nome dello zebù in lingua fulani. Invece loro con orgoglio si fanno chiamare Wodaabé, il popolo del tabù. Essi hanno rifiutato la conversione alla religione musulmana, preferendo rimanere legati all’antico culto degli antenati. Secondo alcune fonti, il nome Wodaabé significa “popolo che segue la retta via”. Questo gruppo non ha subito l’influenza islamica, come testimoniano non solo le loro credenze spirituali, ma anche l’abbigliamento da loro usato per millenni, rigorosamente di pelli animali per rimarcare le proprie radici tribali, scandisce l’essenza Wodaabé. Il Rumme è la danza di benvenuto e rappresenta una sorta di saluto rivolto ai gruppi che partecipano all’evento. I giovani danzatori, spalla contro spalla e mano nella mano si muovono lentamente formando un grande cerchio. Al centro gli anziani li incoraggiano battendo le mani e intonando una nenia che sembra non avere fine mentre all’esterno, le fanciulle occhieggiano interessate. La cerimonia prevede una gara di bellezza maschile e la scelta del partner. E’ una scena piuttosto comica ed insolita agli occhi occidentali, in quanto i maschi, per “farsi più belli”, fanno smorfie col viso, storcono la bocca, sorridono mostrando i denti, strabuzzano gli occhi, nella speranza di sembrare più belli. Questa cerimonia, chiamata ” yake”, è una danza il cui nome significa “compagni della stessa classe d’età ” e vi partecipano tutti quelli che discendono dalla stessa linea di parentela. I giovani indossano una tunica amorevolmente ricamata dalle donne durante i mesi di transumanza nelle assolate piste del Sahel. Il Gerewol è invece una danza di guerra con grandi volteggi e rotear di spade che, talvolta, viene inserita nello yake. I giovani si presentano in un unico fronte compatto avanzando ed indietreggiando con passi leggeri e ritmati. Pesanti cavigliere (l’unico strumento musicale ) ritmano il cadenzare della danza, che con il passare delle ore si fa più frenetica. Durante il Gerewol i maschi dedicano cure scrupolose e maniacali al loro aspetto e la giornata viene spesa davanti ai piccoli specchi nel ritocco del make up e dell’acconciatura. Alcuni danzatori abbandonano il gruppo e, mulinando ritmicamente il bastone da mandriano e l’ascia si spingono in avanti per farsi ammirare. Lo scopo dei giovani M’Bororo durante questi raduni è mostrarsi alle femmine che nel corso della cerimonia sceglieranno quello che reputano il più bello che sarà destinato a diventare il loro marito o anche il compagno di una sola notte. In tal senso i candidati fanno del loro meglio per valorizzarsi secondo i loro canoni estetici; il maquillage è d’obbligo e strabuzzare gli occhi elargendo grandi sorrisi è considerato un canone fondamentale che determina la scelta da parte della donna del partner. Nella maggior parte dei paesi dell’ Africa Occidentale si trovano i pastori Peuls, chiamati anche Fulani. Un tempo nomadi con le loro greggi, sono ormai in gran parte islamizzati e sedentarizzati o praticano soltanto una transumanza stagionale. Nella regione di Abalak vivono i Peuls Bororo, che condividono con la grande famiglia Peul la lingua e i valori culturali del bestiame, ma rimangono rigorosamente nomadi, sono animisti e rifuggono i matrimoni interetnici. Per praticità continueremo a chiamarli Bororo, ma questo è il nome spregiativo con il quale sono chiamati e non quello che loro utilizzano per parlare di sé, che orgogliosamente si chiamano Wodaabé. Essi formano ancora oggi, a differenza dei loro fratelli sedentari, una società organizzata in discendenze, senza distinzione di categorie sociali, in cui l’esercizio del potere è diffuso e non centralizzato. Raggiungeremo i Bororo per porre il campo e dividere con loro per quattro giorni la gioia della loro festa tribale: Gerewol. Ogni anno, alla fine della stagione delle piogge, i vari gruppi familiari si riuniscono in un unico luogo per incontrare gli amici, festeggiare le nuove nascite ed i matrimoni, e mettere le basi per i matrimoni futuri. La cerimonia più importante prevista è una gara di bellezza per i ragazzi in età “matrimoniabile”, una vera e propria celebrazione dei canoni ideali estetici Bororo. Ecco i requisiti: capelli rasati solo lungo l’attaccatura della fronte e raccolti in treccine, palpebre e labbra sottolineate dal kohl, le guance abbellite con polvere gialla su cui disegnare elementi decorativi, un turbante bianco da arricchire con penne di struzzo, abiti coperti di perline, specchietti e cauri, pezzi di cuoio lucido, piume… Alti, snelli e flessuosi, i giovani intrecciano passi di danza che poco corrispondono alla nostra concezione di virilità. Lo scopo delle danze, chiamata Yake, è di estrema importanza, dunque la preparazione è meticolosa: acconciatura e trucco sono curati con attenzione maniacale ed i ritocchi al trucco monopolizzano l’attenzione dei giovani. Danzano fianco a fianco, mano nella mano, strabuzzano gli occhi e sfoderano enormi sorrisi per far ammirare il biancore delle cornee e dei denti alle ragazze, che tra loro potranno scegliere uno sposo. Anche le donne hanno lineamenti fini e dolci , il viso ed i lati della bocca sono decorati da cicatrici che indicano l’appartenenza ad proprio clan, gioielli ed i monili completano la bellezza dell’aspetto. Questa tribù ama la grazia e la bellezza che esprime attraverso la musica, ritmica e cantilenante, sempre sussurrata. Notti al bivacco.
6° Giorno 28 settembre 2023: rientro ad Agadez
La città di Agadez, capitale dell’Aïr conosciuta come “la porta del deserto”, fu fondata circa nel 1300. Dal 1449 divenne un sultanato, organizzato in una struttura sociale piramidale molto rigida e regolata rigorosamente da norme religiose. Al vertice della gerarchia politica c'è il Sultano (sulṭān, dal vocabolo sulṭa, "forza", "autorità"), che ancora oggi dirige le varie controversie e questioni sottoposte al suo ordine. Le tribù Tuareg furono sedentarizzate nella città, che divenne il loro centro più importante nonché crocevia del centro carovaniero e punto d’incontro tra le genti nomadi sahariane: i Tuareg dell’Aïr, i Tubu del Kaouar, le popolazioni sedentarie nere Haussa, che un tempo abitavano l’Aïr e attualmente sono stanziate nella savana a sud. Il centro cittadino, Patrimonio Unesco, ha mantenuto inalterato il suo fascino, con vari edifici interamente costruiti in mattoni di fango, tra cui l’imponente Palais du Sultan e la Grande Mosquée che svetta alta sopra la città vecchia, fondata dal Sultano Yunus nel XV secolo, con il suo mitico minareto piramidale del 1515, l’elemento più esaltante, le cui pareti sono irte di grandi pioli, in perfetto stile ”sudanese - saheliano”. Alto 27 metri, imperfetto nelle linee e nella forma, è il vero monumento di Agadez ed il punto di riferimento per la città e per tutto il Sahara dei tuareg. Nella città vecchia le case sono tutte costruite in banco, impasto di argilla, sterco e paglia, con facciate talora decorate con motivi geometrici, talora dipinte. Negli anni ’80 Agadez era un centro per turisti e visitatori da tutto il mondo: erano gli anni della Parigi-Dakar e Bernardo Bertolucci la scelse per girare alcune scene del film “il Tè nel Deserto”. Il suo fascino è rimasto inalterato nel tempo e girare per il mercato immersi negli odori di spezie e profumi o nelle strette viuzze riporta indietro nel tempo. Visiteremo il mercato dei dromedari , con una ricca scelta di oggetti artigianali tra cui le famose “croci di Agadez”, gioielli cesellati in argento di forme diverse a seconda del luogo di provenienza, assistendo alla fine del lavoro degli artigiani Tuareg. Sistemazione Hotel etoile du tenere o Auberge Azel
7° Giorno 29 settembre 2023: Agadez – Niamey
Colazione e tempo libero a disposizione fino al trasferimento in aeroporto in coincidenza con il volo per Niamey. Niamey è la capitale del Niger, nonché la prima città del paese per dimensioni e importanza culturale ed economica. La città sorge sul fiume Niger, prevalentemente sulla riva destra, in una regione di coltivazione delle arachidi. L'industria manifatturiera riguarda in particolare mattoni, prodotti in ceramica e tessili. Niamey venne probabilmente fondata nel XVIII secolo, ma rimase un centro minore fino a quando i francesi non vi costruirono una postazione coloniale negli anni 1890. Nel 1926 Niamey divenne la capitale del Niger; la sua popolazione aumentò gradualmente, da circa 3.000 unità nel 1930, a circa 30.000 nel 1960, salendo a 250.000 nel 1980 e - secondo le stime - a 800.000 nel 2000. La principale causa di tale incremento è stata l'immigrazione verificatasi durante i periodi di siccità. Dal punto di vista amministrativo Niamey costituisce un dipartimento indipendente, allo stesso livello delle regioni. Il territorio del dipartimento è completamente circondato da quello della regione di Tillabéri. Tra i luoghi di interesse della città figura il Museo nazionale del Niger, comprendente uno zoo, un museo di architettura vernacolare, un centro dell'artigianato e una mostra comprendente scheletri di dinosauro e l'albero del Ténéré. Sono presenti anche centri culturali statunitensi, francesi e nigeriani, due importanti mercati e una tradizionale arena per la lotta. La città ospita anche l'aeroporto di Niamey - Diori Hamani, la Scuola nazionale di amministrazione, l'Università Abdou Moumouni e diversi altri istituti. Trasferimento in albergo per la notte.
8° Giorno 30 settembre 2023: Niamey
Giornata dedicata al city tour di Niamey con il Museo Nazionale il fiume (con il pranzo)Escursione in “pinasse” (grande piroga) sul fiume Niger, un’occasione ghiotta per vivere l’atmosfera del fiume ed incontrare le genti rivierasche. Tempo libero e relax intorno alla piscina. Pasti liberi. In serata trasferimento in aeroporto per l’imbarco sul volo per l’Europa. Cena libera day use e trasferimento in aeroporto.
9° Giorno 01 ottobre 2023: arrivo in Italia
Il Niger è un paese dove tutto è spinto all'estremo e vi renderete subito conto del perché di questa affermazione al vostro arrivo nel paese. Il caldo sarà il primo elemento a darvi il benvenuto e a mettere a dura prova la vostra resistenza fisica. Se siete arrivati in questi territorio è probabilmente però proprio per confrontarvi con la natura, che qui conserva ancora un fascino estremo. Conoscerete la vita delle popolazioni nomadi, entrerete in contatto con gli abilissimi artigiani di cuoio e argento, potrete, se pensate di poter sopportare il viaggio, fare il giro delle oasi andando a scoprire delle meraviglie paesaggistiche davvero uniche al mondo. Non starete comodi, ma non mancheranno motivi di festa e divertimento e tornerete a casa con un bagaglio di esperienze che vi accompagnerà per tutta la vita.
Il Niger è un vasto altopiano interrotto solo dal massiccio dell'Air, che misura più di 300 km da nord a sud e 200 km da est a ovest. La sua vetta più alta, chiamata Bagzane, raggiunge la considerevole altezza di 2.022 metri sul livello del mare. Parecchio se consideriamo che il resto del paese ha un'altitudine che non supera i 350 metri. Il territorio del resto è totalmente desertico a nord, e solo ha sud est presenta un'area vegetativa maggiore in corrispondenza dello scorrere dei fiumi. Qui si concentra l'attività agricola del paese e in generale la presenza umana, che per il resto è localizzata solo nelle città di scambio all'interno. Il Niger confina con il Burkina Faso e Mali a ovest, l'Algeria e la Libia a nord, Ciad ad est, Nigeria e Benin a sud.
Trovando l'aeroporto di Agadez aperto, dall'Europa si può arrivare nel paese passando da Parigi. Molte località del nord Africa hanno voli internazionali verso il Niger, quindi si può cercare una soluzione con uno scalo intermedio all'interno del continente. Per arrivare nel paese, i trasporti di terra sono difficili, dal momento che non è facile per taxi e pullman passare le frontiere. La soluzione è quindi cercare di compiere i tratti di strada che vi portano fino ai limiti territoriali cambiando mezzo quando necessario. Nigeravia sia la Century Airlines, le due compagnie aeree interne, teoricamente assicurano almeno un volo settimanale tra Agadez e Niamey. Se volete viaggiare in aereo, questa sembra essere l'unica alternativa, dal momento che le altre soluzioni (viaggiare su un charter privato), per quanto molto più rapide, sono estremamente costose. L'aeroporto di Niamey dista circa 12 km dalla capitale, e potete coprire questo tratto con i taxi. Se invece per gli spostamenti interni al paese preferiteviaggiare su un veicolo di terra, la condizione generale delle strade non è così male e consigliamo senz'altro per questo di scegliere i taxi de bousse. C'è una linea di autocorriere che copre i tratti tra le città maggiori, gestita dalla società SNTN. I viaggi sono abbastanza confortevoli ed economici.
Quasi tutte le feste sono a carattere religioso e di conseguenza seguono in particolare il calendario delle ricorrenze di culto islamico, essendo la prima religione del paese. Per il resto segnaliamo solo la Festa della Repubblica che si celebra il giorno 18 di dicembre e comprende un'intera settimana di danze, lotta libera e corse di cammelli e la particolarissima Cure Salé che è una delle ricorrenze a carattere annuale più famose e vivaci di questa zona dell'Africa. Cade in settembre e comprende una serie di attività sociali che coinvolgono la popolazione nomade e quella dei pastori. L'evento pi particolare prende il nome di Gerewol, una festa organizzata dalla tribù nomade dei Wodaabé, nella quale gli uomini, dopo essersi truccati viso e corpo di lanciano in danze e espressioni mimiche per ore ed ore dimostrando la loro bravura e atleticità, per poi essere scelti discretamente dalle donne che hanno assistito a questa loro prova.
Siti Unesco:
Riserva naturale dell'Air e di Teneré Parco nazionale W
Cultura:
Il Niger, più di molti altri paesi della zona sahariana dell'Africa, rappresenta il punto d'incontro tra le popolazioni nomadi (specialmente quella dei Tuareg), e quelle stanziali, che da secoli hanno mutato in proprio stile di vita adattandolo alle abitudini cittadine. Ma la convivenza proprio qui presenta le sue difficoltà e i suoi limiti. Niamey è il bacino che ha raccolto tutto il sapere del territorio, in fatto di tradizione, artigianato e costumi. La risultante la si può vedere lungo le strade o nel Gran Marché della città, dove respirerete l'anima vera della cultura popolare. Soprattutto all'interno delle tribù nomadi (dei fulani e dei tuareg) i codici di comportamento sono affascinanti e strettissimi. Sembra che ogni movimento della giornata di quelle popolazioni sia gestito da una regola comportamentale ed è necessario fare davvero molta attenzione nel rispettare queste loro usanze. L'arte musicale è praticata sia dagli uomini che dalle donne, ma mentre le donne si esprimono nel "tende" (il tamburo) o nel suonare l'imzad (un liuto monocorde), gli uomini rispondono in coro o da solisti con dei canti liberi e slegati dalla ritmica degli strumenti. Il repertorio maschile comprende canti d'amore e di battaglia e ogni cantore ha la libertà di rielaborare la base tradizionale delle melodie a proprio piacimento.
Cucina:
Alla base della dieta della popolazione stanno il riso e il miglio e il piatto più frequentato è il cous cous. In base alla zona in cui vi trovate le carni che incontrerete varieranno. Nelle zone che circondano il fiume Niger troverete una vasta varietà di pietanze a base di pesce, cucinato in maniere molto diverse, stufato e arrosto. Nell'interno e nella parte settentrionale invece la carne di montone sarà quella più servita, sempre accompagnata dai cereali cotti e dalle salse. La tradizione del te, servito tre volte durante lo stesso incontro, è frequentatissima. Capiterà di bere tè più volte nella stessa giornata, dal momento che questi momenti vengono considerati come un motivo di incontro e di discussione. Una curiosità interessante però contraddistingue i Tuareg: non possono prendere il tè presso ospiti che non abbia conosciuto in precedenza.
Artigianato:
Nei mercati delle città così come nei centri più piccoli troverete spesso degli oggetti realizzati a mano di fattura impareggiabile. La maestria degli artigiani locali raggiunge spesso altissimi livelli, in particolare nella lavorazione delle pelli, dalle quali nascono borse, scarpe, indumenti e accessori, a quella spesso sorprendente dell'argento. A questo proposito, soprattutto nella zona di Agadez, troverete delle particolarissime croci ci grandezza e forma variabili. Sono appunto le Croix d'Agadez, ovvero dei talismani che, oltre a determinare l'appartenenza ad un gruppo etnico nomade rispetto ad un altro (sono indossate con orgoglio dalle donne appartenenti ai tuareg, ad esempio), si dice funzionino come potenti amuleti protettivi, e che celino chi li porta da "l'occhio del diavolo". Alcuni di essi invece vengono indossati per favorire la fertilità.
Niamey, la capitale, riserva delle serate davvero interessanti, non facendo mancare locali notturni, pub e discoteche per tutti i gusti. La città di notte vive di un fervore allegro, ma è sempre meglio essere comunque un po' cauti. Il resto dei divertimenti è chiaramente legato alle esperienze che potete fare a contatto diretto con la natura. Solitamente le esperienze che vengono proposte sono appunto quelle dell'attraversamento delle piste carovaniere andando a caccia degli angoli di deserto più affascinanti (ed estremi) del pianeta. Come si è già detto, l'esperienza è davvero impegnativa, soprattutto dal punto di vista fisico, e deve essere organizzata nei minimi dettagli, possibilmente da un'agenzia viaggi di professionisti. Ad ogni modo la scoperta delle oasi, le notti nel deserto e le meraviglie paesaggistiche vi daranno un bagaglio culturale impareggiabile, che vi rimarrà per il resto della vostra vita.
Ambasciata Italiana:
16, Rue de la Canebière 01 B.P. 1905 01 Abidjan Côte d'Ivoire Tel. +225 22 44 61 70
Ambasciata in Italia:
Ambasciata del Niger in Italia Via Orazio 14 Roma Tel. 06/6896231
Costo vita:
Anche volendo scegliere di alloggiare in un albergo moderno della capitale e mangiare in ristoranti che assicurino una erta qualità, il costo giornaliero della vostra permanenza supererà difficilmente i 60 Euro. In generale la vita in Niger non è costosa, e se vorrete viaggiare in economia (affrontando però situazioni climatiche ed igieniche davvero precarie), potrete arrivare a fine giornata avendo speso una decina di euro.
Documenti:
Sono richiesti per l'accesso al paese sia il passaporto con validità residua di almeno sei mesi, sia il visto d'ingresso da richiedere ed ottenere presso gli uffici consolari del Niger in Italia.
Sanità:
La situazione sanitaria pubblica è davvero precaria. Mancano le strutture e quelle presenti non possono far fronte alle emergenze più gravi. Esistono nella capitale delle cliniche private che possono offrire un po'più di assistenza a prezzi ragionevoli, ma è sempre meglio stipulare, prima di intraprendere il viaggio, un'assicurazione sanitaria che preveda, oltre la copertura delle spese mediche, anche l'eventuale rimpatrio aereo sanitario d'emergenza o il trasferimento in altro Paese. I medicinali sono reperibili soprattutto presso Niamey, ma si consiglia di viaggiare con una propria riserva.
Sicurezza:
Data la condizione di generale instabilità socio-politica del paese, sono da evitare i viaggi in Niger che non siano strettamente necessari. È assolutamente sconsigliato ogni viaggio nella parte settentrionale del Paese e lungo gli assi stradali che collegano le città di Assamaka, Arlit e Agadez, a causa del permanere di una situazione di grave insicurezza dovuta alla presenza di gruppi armati antigovernativi inclini a sequestrare sia lavoratori stranieri, sia turisti per motivi di maggiore visibilità internazionale. Si sconsiglia altresì di intraprendere viaggi nelle aree del Teneré, del Kawar e dell'Azawak, in particolare nelle zone al confine con Mali e Algeria. A causa della perdurante situazione di insicurezza si sconsiglia inoltre di recarsi in Niger partendo dalla Libia e viceversa.
Il Gerewol dei pastori nomadi Bororo e Wodabee
I Bororo ed i Wodabee sono due tribù di pastori Fula (detti anche Peulh) che hanno rifiutato di abbandonare il codice tradizionale dei pastori nomadi. Gli uomini per la maggior parte dell’anno sono al pascolo con le mandrie, ma siccome gli animali per restare in buona salute hanno bisogno di sale, una volta l’anno tornano a In-Gall, villaggio nei pressi di Abalak, famoso per le sue miniere. Questa è anche l’occasione per i nomadi di rincontrare famiglie, amici e corteggiare le donne da sposare. Durante la Cure Salée, la “cura salata”, si celebra la festa del Gerewol, in cui gli uomini partecipano a un concorso di bellezza per attirare l’attenzione delle donne nubili. Queste tribù considerano la bellezza fisica molto importante: non di rado un marito non molto attraente concede alla propria moglie di avere figli con uomini più belli, in modo da generare una prole esteticamente gradevole.
Il Gerewol comincia nel tardo pomeriggio, quando i giovani si truccano e si ornano di piume per danzare lo Yakee e mostrare tutta la loro eleganza e bravura mostrando la dentatura bianchissima, sinonimo di bellezza. Al termine della danza le donne, vestite con tuniche color indaco ed adornate da gris gris (amuleti), scelgono il pretendente, che porterà una zucca piena di latte alla famiglia della futura sposa.