Il viaggio, porta nel cuore dell’Asia centrale alla scoperta di una regione dalle bellezze naturali entusiasmanti e con una orografia complessa che ha favorito la vicinanza di popoli con caratteristiche culturali ed etniche diverse, ma che condividono un punto in comune: la cordialità delle persone. E’ un itinerario che non presenta problemi di sicurezza, richiede solo un minimo di adattabilità. Il percorso parte da Dushambe, capitale del Tajikistan e attraversa le maestose catene di monti che coronano il centro dell’Asia: l’Hindo Kush nella regione del Wakhan, l’altopiano del Pamir, ornato da laghi cristallini e altissime vette glaciali, e i grandi cordoni del Tien Shan che contornano le alte pasture nomadiche.
Il viaggio inizia da Samarcanda per un’estensione ai monti Fan; si raggiunge e si visita il sito archeologico di Penjikent, conosciuto come la "Pompei dell'Asia Centrale", si prosegue per il lago Iskanderkul e si giunge e si esplora la valle dei “7 laghi”, proseguendo quindi per Dunshabe, la capitale del Tajikistan.
Accompagna il viaggio Giampietro Mattolin
Dopo la visita di Dushambe e di Hissar si lascia la capitale del Tajikistan in direzione sud est entrando nelle montagne del Pamir ed arrivando al ruggente fiume Panj, che demarca il confine con l’Afganistan. Se ne risalgono le acque, si sosta a Kalai-Khunb e, procedendo in direzione sud, si arriva a Khorog, centro principale del Pamir. Continuando lungo il fiume si transita da Ishkashim dove, all’imbocco del corridoio del Wakhan, si arriva nel punto più meridionale del tour dove l’ampia vallata è contornata da impressionanti monti che superano i 7000 metri; oltre il fiume si ergono le spettacolari vette dell’Hindo Kush. In queste regioni si incontrano le sorridenti popolazioni ismailite del Wakhan. Si procede ora in direzione nord est seguendo il versante tagiko del Wakhan e sostando nell’interessante villaggio di Yangm. Oltre Langar si valica il passo di Khargush e si accede così all’altopiano pamiro a Burunkul ed al lago di Yashikul, un mondo questo scarsamente popolato da tenaci gruppi semi nomadici, orgogliosissimi dei loro peculiari cappelli bianchi. Dopo una deviazione nella remota valle di Shakhty si giunge al paese di Murgab e si punta verso nord per andare a Rankul e, attraverso le regioni più desolate e forse più spettacolari dell’itinerario, habitat naturale dei cammelli bactriani ma ornate da laghi che contrastano con l’aridità dell’ambiente, si supera il passo di Ak Baital (4655 mt), punto più alto dell’intero percorso, arrivando allo spettacolare lago Karakul dove i monti glaciali della catena del Picco Lenin si specchiano sulle acque turchesi del vasto lago.
Nota tecnica
Se ci si chiede se in questa regione ci siano dei pericoli la risposta è semplice: no. Si resterà positivamente colpiti dall’amichevole e ottima disponibilità delle persone, in particolare tra gli ismailiti, ma non solo. La parte più temuta da molti è la regione tajika; si tenga presente che il confine afgano è molto controllato e in ogni caso lungo il fiume Panj, che delimita i due paesi, vivono ‘al di la del fiume’ altri pamiri ismailiti che nulla hanno a che vedere con i temibili talebani che imperversano più a sud. Nel Wakhan le donne velate sono rare, e in generale una piccola minoranza ovunque; può succedere di rimanere basiti perché è spesso possibile intrattenere delle conversazioni in inglese con loro!
Il viaggio si svolge in gran parte in aree non turistiche e si richiede quindi un certo grado di adattabilità: tutto perfetto per un viaggiatore, ma poco adatto per un “turista”. Fuori dalle città le sistemazioni sono semplici; lungo il Panj solo a Khorog c’è un alberghetto considerabile tale (acqua calda e bagno in stanza); a Yangm si alloggia in una bellissima casa pamira, presso famiglie locali nel villaggio di Burunkul, ad Arslanbob e a Kazarman (qui è molto ben tenuta, quasi di standard occidentale), in locanda tipica a Murgab, un alloggio per viaggiatori a Karakul o nelle yurte (qui vengono posti i materassi su dei tappeti, in effetti molto comodo).
Stando in famiglia nel Wakhan e in Pamir si potrà sperimentare l’ottima ospitalità di queste persone che, pur abitando in territori selvaggi, sono molto accoglienti. Si tenga presente però che sono alloggi in case private, con le stanze senza servizi e dove spesso ci si divide tra donne e uomini del gruppo utilizzando due o tre stanze in tutto. La pulizia è di norma accettabile e il cibo che viene proposto è sostanzioso e saporito; è importante portare con sé un sacco a pelo.
La stagione prescelta è statisticamente la migliore; bisogna però tener presente che a volte può piovere e alle quote più alte dei passi non sono escluse precipitazioni nevose. Le temperature notturne nei luoghi più alti del percorso possono anche avvicinarsi allo zero termico mentre di giorno nei punti più caldi si possono avere fino a 30 – 35 gradi.
La Repubblica del Tajikistan, anche tradotto Tajikistan, e in passato Repubblica Socialista Sovietica del Tajikistan, è uno Stato dell'Asia centrale. Confina a Sud con l'Afghanistan, ad est con la Cina, a nord con Kirghizistan e Uzbekistan e ad ovest ancora con l'Uzbekistan; è dunque uno Stato senza sbocco al mare.
È una repubblica semipresidenziale; il presidente è il leader, che elegge ogni anno il presidente del consiglio. Ogni legislatura dura 5 anni e la costituzione è stata varata nel 1994.
Il Tajikistan (noto anche come Tajikistan o Tadzhikistan, ufficialmente Repubblica del Tajikistan; tajiko: Tojikiston o Jumhurii Tojikiston) è un paese situato nel cuore dell'Asia centrale. Confina con il Kirghizistan a nord, con la Cina a est, con l'Afghanistan a sud e con l'Uzbekistan a ovest e a nord-ovest. Al Tajikistan appartiene anche la regione autonoma del Gorno-Badakhshan («Badakhshan montuoso»), con la sua capitale Khorugh (Khorog). Il Tajikistan è il meno esteso dei cinque stati centroasiatici, ma in termini di altitudine li sovrasta tutti, in quanto racchiude un numero maggiore di alte montagne di qualsiasi altro paese della regione. Il Tajikistan fu una repubblica costituente (unione) dell'Unione Sovietica dal 1929 fino alla sua indipendenza nel 1991. La capitale è Dushanbe.
Il Tajikistan si trova su un territorio prevalentemente montuoso, caratterizzato da due catene montuose: la catena del Trans-Alay nel nord, e il Pamir nel sud, divise da uno stretto lembo pianeggiante. Su queste catene si trovano le cime più alte dell'Asia centrale, fra cui il Picco Ismail Samani (Qullai Ismoili Somoniik) di 7.495 metri. I principali fiumi sono il Syr Darya, l'Amu Darya, il Kafirnigan, il Vahš e il Pjandz. Il clima del paese è di tipo continentale, caratterizzato da escursioni termiche piuttosto accentuate. La temperatura invernale è spesso mitigata da un vento caldo e secco proveniente dalle aree montuose. Scarsissime le precipitazioni, concentrate soprattutto nella parte occidentale del paese.
Morfologia
Più dei nove decimi del territorio del Tagikistan è montuoso; circa la metà si trova a 3000 m o più sul livello del mare. La catena dei Trans-Alay, parte del sistema dei Tien Shan, entra nel paese da nord. Le imponenti catene dei Tien Shan meridionali - i monti del Turkestan e le poco più basse catene dei monti Zeravshan e Gissar - definiscono la porzione centro-orientale del paese. I picchi ammantati di neve del sistema montuoso del Pamir occupano il sud-est. Alcune delle montagne più alte dell'Asia centrale, tra cui le più notevoli sono il picco Lenin (7134 m) e il picco del Comunismo (7495 m), dai nomi di origine sovietica, si trovano nel settore settentrionale del Pamir. Le vallate fluviali, pur rivestendo una grande importanza nella geografia umana del Tajikistan, rappresentano meno di un decimo della superficie totale del paese. Tra le più grandi figurano la porzione occidentale della valle del Fergana a nord e quelle dei fiumi Gissar, Vakhsh, Yavansu, Obikiik, Kofarnihon (Kafirnigan) inferiore e Panj (Pyandzh) a sud.
L'intera parte meridionale della regione dell'Asia centrale, Tajikistan compreso, giace in una fascia sismica attiva dove forti terremoti sono comuni. I sismologi hanno studiato a lungo la regione, specialmente in relazione alla costruzione di imponenti dighe idroelettriche e altre opere pubbliche nell'area.
Clima
Il clima del Tajikistan è prettamente continentale e varia con l'altitudine. Nelle valli dal clima temperato-caldo le estati sono calde e asciutte; le temperature medie di luglio sono di 27 °C a Khujand (Khojand) e di 30 °C a Kulob (Kulyab), situata più a sud. Le corrispettive medie di gennaio sono, rispettivamente, di -1 °C e di 2 °C. Durante inverni particolarmente freddi, sono state registrate temperature di -20 °C o addirittura inferiori. Le precipitazioni annue sono scarse e variano tra i 150 e i 250 mm, ma raggiungono valori più alti nella valle del Gissar. Sugli altopiani le condizioni climatiche sono differenti: la temperatura media di gennaio a Murghob, sul Pamir, è di -20 °C, ma le temperature possono scendere fino a -46 °C. In quest'area le precipitazioni, che cadono prevalentemente in estate, solo raramente raggiungono i 500-750 mm annui. Le masse di aria umida provenienti da ovest risalgono le valli e, dopo aver raggiunto aree di bassa temperatura, danno luogo a precipitazioni localizzate particolarmente intense, prevalentemente sotto forma di forti nevicate; ogni anno, nella regione, cadono in tutto ben 75-150 cm di neve.
I Tajiki (persiano:Tâjik) sono un gruppo etnico originario dell'Asia centrale e diffuso in Tajikistan (dove sono il primo gruppo etnico), Afghanistan, Uzbekistan, Iran, Pakistan e nella provincia dello Xinjiang in Cina.
Uso del termine
I tajiki discendono da un antico popolo che parlava una lingua indoeuropea. I tagiki, dunque, sono tra i più antichi abitanti dell'Asia centrale, dal momento che hanno avuto origine dai quei popoli di stirpe iranica che, in epoca antica, si identificavano nei Battriani, nei Sogdiani, nei Parti, oltre che in quei Persiani (anche se i Persiani hanno caratteristiche fisiche differenti) che abbandonarono le loro terre alla volta della Cina e dell'India per sfuggire all'espansione islamica.
Secondo gli studiosi, i tajiki abitano l'Asia centrale (in particolare, l'Afghanistan, la Cina occidentale e, appunto, il Tajikistan) da circa 4.000 anni. Il termine "tajiko", in modo più specifico, si applica a quelle genti di lingua persiana e di origine "ariana" che popolano le terre ad est dell'Iran. Con tutta probabilità, nei tempi più antichi, gli antenati dei tajiki non parlavano il persiano propriamente detto (che viene chiamato "tajiko" in Tajikistan, farsi in Iran e dari in Afghanistan) dal momento che essi appartenevano a quelle tribù iraniche orientali di cui si è detto. Il passaggio alla lingua persiana si ebbe forse al tempo della dinastia dei Sasanidi, quando cioè l'impero persiano cominciò la sua espansione verso oriente.
Origine del nome
L'origine del termine "tajiko" non è del tutto chiara. Attualmente, gran parte degli storici ritiene che la parola "tajiko" -menzionata per la prima volta dallo storico turco Mahmud Kashgari- sia una vecchia parola turca con cui si identificavano tutti i popoli di lingua persiana. In alternativa, alcuni pensano che si tratti di un termine derivante dalle parlate iraniche orientali e che possa essere stato applicato agli abitanti dell'Asia centrale dai conquistatori arabi: etimologicamente esso sarebbe dunque collegabile alla tribù dei Banu Tayy e sarebbe stato utilizzato a partire dall'XI secolo.[4]. Tuttavia, è difficile chiarire l'uso del termine prima delle invasioni turche: quel che è certo è che a partire dal XV secolo fu utilizzato dalla popolazione iraniana della regione per distinguere se stessa dai turchi. Persino i persiani dell'Iran che vivono nelle regioni a maggioranza turca sono soliti chiamare se stessi "tagiki", come del resto faceva nel XV secolo il poeta Mir Ali Sher Nava'i di Herat [5]. Da aggiungere che i tibetani chiamano "tajiki" tutti i persiani, compresi quelli che vivono in Iran.
Al tempo dei conquistatori turco-persiani Timur e Babur la parola "tajiko" era utilizzata per designare gli impiegati di lingua persiana che erano stati educati in arabo. Al tempo dei Safavidi, i "tajiki" erano invece gli amministratori e i nobili del regno.
Inoltre, il termine "tajiko" può essere interpretato come un riferimento alla corona (in arabo Taj) della catena del Pamir.
Da notare che il termine sart ai tempi di Gengis Khan era usato come sinonimo di tagiko e, dunque, di persiano.
Diffusione
I tajiki costituiscono il maggior gruppo etnico del Tajikistan, dell'Afghanistan nord-orientale, delle città afghane di Kabul, Mazar-e Sharif ed Herat e delle città uzbeke di Bukhara e Samarcanda. Molti tagiki, inoltre, popolano la provincia di Surxondaryo nell'Uzbekistan meridionale e la parte orientale dell'Uzbekistan, lungo il confine con il Tajikistan. Anticamente, gli antenati dei tagiki abitavano una regione più estesa di quella attuale: in molte zone essi furono poi soppiantati da ondate di invasori di stirpe turca e mongola, provenienti dal nord e dall'est.
Attualmente, i tajiki rappresentano il 79,9% della popolazione del Tajikistan e il 35-37% di quella dell'Afghanistan. Secondo le statistiche ufficiali in Uzbekistan i tajiki sono il 6% della popolazione totale: questo dato, tuttavia, appare inattendibile per due ragioni. In primo luogo, non si tiene conto di quei tagiki la cui lingua madre è diventata l'uzbeko; secondariamente, molti tagiki possono aver preferito dichiararsi uzbeki per diverse ragioni. Molti, dunque, pensano che in realtà i tajiki costituiscano il 35-40% della popolazione uzbeka.
Infine, si stima che vi siano tra i 500.000 e il milione di tajiki in Pakistan: la maggior parte di essi sono profughi di guerra provenienti dall'Afghanistan, mentre gli altri sono nativi delle regioni pakistane del Chitral e del Gilgit.
Aspetto fisico
Dal punto di vista fisico, la maggior parte dei tagiki presenta dei lineamenti caucasici di tipo mediterraneo. Sebbene gran parte dei tagiki abbia capelli e occhi scuri con pelle chiara o leggermente abbronzata, occhi e capelli chiari non sono così infrequenti, specie nelle regioni montuose (in particolare nel Badakhshan). Alcuni tajiki mostrano invece tratti che ricordano le passate invasioni turche e mongole, mentre le popolazioni delle zone montuose, come detto, sono più simili agli antichi abitanti della regione, così come apparivano prima delle invasioni. I tajiki, dunque, sono un popolo che mostra una grande varietà di fenotipi, da quelli più marcatamente caucasici a quelli più affini ai mongoli.
Lingua
Come detto, i Tajiki parlano il persiano, detto anche dari in Afghanistan. La variante del persiano diffusa in Tajikistan è nota come "tajiko". Il tajiko, dunque, è una lingua indoeuropea del gruppo iranico e, insieme al dari, appartiene al gruppo orientale dei dialetti del persiano. Storicamente, il tagiko fu sempre considerato un dialetto persiano, fino a quando le autorità sovietiche imposero, nel 1928, l'uso dei caratteri latini prima e cirillici poi in sostituzione di quelli arabi: fu così che il tajiko cominciò ad essere considerato una lingua a sé stante (i tagiki dell'Afghanistan, tuttavia, continuarono ad utilizzare l'alfabeto arabo).
Ciò che distingue il tajiko dal persiano così come è parlato in Iran è la minore presenza di prestiti dall'arabo e la grande influenza russa che si è avuta per ragioni storiche. Tuttavia, un testo in tajiko trascritto in caratteri arabi può essere facilmente compreso da un parlante la versione "occidentale" (vale a dire quella diffusa in Iran) del persiano. La comune origine delle due parlate è del resto sottolineata da numerosi scrittori tajiki, quali Omar Khayyam, Ferdowsi, Jalal al-Din Rumi e Ali Sher Nava'i.Oltre al tajiko, in Tajikistan molto usato è il russo, specie in campo amministrativo e commerciale.
Religione
La grande maggioranza dei tajiki è di religione musulmana sunnita, sebbene esistano delle minoranze ismailite e jafarite-sciite. In Afghanistan, i tajiki di confessione sciita sono detti farsi o farsiwan, vale a dire "persiani". Inoltre, minoranze ebraiche di stirpe tajika sono esistite sin dai tempi più antichi nelle città di Samarcanda e Bukhara e, in misura minore, di Herat e Kabul.
Nel corso del XX secolo, gran parte dei tajiki ebrei sono emigrati in Israele e negli Stati Uniti, sebbene molti di essi continuino ad avere legami con le loro terre d'origine. Malgrado l'arrivo di missionari cristiani in Asia centrale in seguito al collasso dell'Unione Sovietica, la popolazione cristiana tajika è praticamente inesistente.
Il somoni è la valuta del Tajikistan. La valuta è suddivisa in 100 diram e ha preso il nome dal padre della nazione Tajika, Ismail Samani (scritto anche Ismoil Somoni). Il somoni è la valuta di maggior valore nell'Asia centrale.
Il somoni è stato introdotto il 30 ottobre, 2000 per sostituire il rublo tagico con un tasso di cambio di 1 somoni = 1000 rubli.
Storia
Abitato anticamente dalle genti della Sogdiana, fu parte dei regni greco-battriani fondati a seguito dell'impresa orientale di Alessandro Magno e successivamente si trovò a formare il confine o la provincia orientale prima del regno dei Parti (250 a.C.-225 d.C.) e poi dell'Impero sasanide (dal III secolo fino a metà del VII). Dopo il crollo dell'Impero sasanide, sconfitto dalle forze arabe intorno al 650 d.C., entrò a far parte del califfato musulmano, divenendo una delle sue province orientali. Con il disgregarsi progressivo del potere dei califfi abbasidi a partire dalla seconda metà del IX secolo, i territori orientali conobbero un lento ma processo di distacco e di autonomia.
Nel X secolo il Tajikistan è sotto il controllo dei Samanidi, dinastia persiana - vassalla inizialmente dei Tahiridi, a loro volta almeno formalmente ancora soggetti al califfo - che avrà la sua splendida capitale a Bukhara. Qui ebbe inizio anche la grande stagione della letteratura persiana di epoca musulmana, con il formarsi di un primo gruppo di poeti panegiristi e con il grande poeta epico Ferdowsi. Tuttavia questa dominazione non durò più di un secolo. Il territorio fu sommerso dalle continue invasioni di tribù turche che imposero ben presto proprie dinastie (Ghaznavidi dalla fine del X sec. a circa metà dell'XI secolo; poi i Selgiuchidi dalla metà dell'XI sec.); in questo periodo peraltro le diverse culture riuscirono a coabitare e a fondersi gradualmente, dando inizio a quel felice connubio turco-persiano che è caratteristico di tanta parte dell'Asia Centrale sino a nostri giorni. Successivamente il territorio fu conquistato dai Mongoli (XIII sec.), quindi dal Tamerlano (tra la fine del Trecento e il Quattrocento), e infine dall'XVI sec. entrò nell'orbita del Khanato di Bukhara.
Dal Settecento il territorio dell'attuale Tajikistan fu diviso anche con il vicino Khanato di Kokand; solo nella seconda metà del XIX secolo l'attuale territorio del Tajikistan entrò a far parte dell'Impero russo quando entrambi i khanati, di Bukhara e di Kokand, divennero prima vassalli della Russia zarista e poco dopo persero l'indipendenza. L'Impero russo, coinvolto nel Grande Gioco che lo opponeva all'Impero britannico, mirava ad aprirsi un varco nell'Asia Meridionale attraverso il territorio tajiko. L'obiettivo strategico era contenere l'espansionismo britannico forte delle sue basi in India, e più in generale a potenziare la propria posizione geopolitica.
Da provincia dell'Impero russo, il Tajikistan venne a formare una delle repubbliche socialiste sovietiche in seguito alla rivoluzione russa del 1917. Dura però era stata la resistenza opposta dai guerriglieri islamici (rivolta dei Basmachi), infatti solo nel '29 lo Stato venne formalmente riconosciuto dal potere sovietico. L'amministrazione sovietica separò definitivamente il Tajikistan da Bukhara e Samarcanda, le capitali storiche della cultura iranica dell'Asia Centrale, che vennero a trovarsi definitivamente dentro il territorio della Repubblica socialista dell'Uzbekistan; veniva contemporaneamente decisa dalle autorità sovietiche la elevazione di un modesto villaggio, Dušanbe (lett.: "Lunedì", perché in tal giorno vi si teneva una fiera o un mercato di qualche rinomanza locale) a capitale dello Stato.
Il Tajikistan mantenne comunque sempre una vocazione islamica che, nel periodo sovietico, alimentò forme di resistenza culturale anche attraverso la fitta rete di confraternite legate al sufismo. Negli anni Settanta venne riformato clandestinamente il Partito Islamico della Rinascita che, per tutti gli anni a venire, avrebbe provocato disordini e ribellioni contro il regime sovietico, fino alla caduta dell'URSS nel 1991 e al conseguimento dell'indipendenza. Tuttavia questo traguardo coincise con lo scoppio di una guerra civile, a seguito dell'aspra opposizione fra il partito islamico e quello democratico, scivolato progressivamente in una pulizia etnica che causò decine di migliaia di morti e costrinse un milione di tajiki a espatriare. Nel 1997 furono firmati dei trattati di pace fra il presidente democratico Rahmonov e i capi dell'opposizione islamica; i ribelli furono confinati in Afghanistan, ma continuano tuttavia ad alimentare conflitti e ribellioni, tant'è che il Tajikistan ha chiesto l'aiuto dell'esercito russo per contenere le incursioni. Come riportato dalla rivista online STRATFOR, pare infatti che la Russia stia rafforzando sempre più la sua presenza militare, inviando più truppe in questo paese.