Il viaggio, porta nel cuore dell’Asia centrale alla scoperta di una regione dalle bellezze naturali entusiasmanti e con una orografia complessa che ha favorito la vicinanza di popoli con caratteristiche culturali ed etniche diverse, ma che condividono un punto in comune: la cordialità delle persone. E’ un itinerario che non presenta problemi di sicurezza, richiede solo un minimo di adattabilità. Il percorso parte da Dushambe, capitale del Tajikistan, ed arriva a Bishkek, capitale del Kirghizistan, attraversando le maestose catene di monti che coronano il centro dell’Asia: l’Hindo Kush nella regione del Wakhan, l’altopiano del Pamir, ornato da laghi cristallini e altissime vette glaciali, e i grandi cordoni del Tien Shan che contornano le alte pasture nomadiche e giungono fino alle fertile valle di Fergana.
All’inizio del viaggio è prevista un’estensione ai monti Fan a nord ovest di Dushambe; si raggiunge il lago di Iskanderkul e, dopo la visita del sito archeologico di Penjikent, si esplora la valle dei “7 laghi”, rientrando poi alla capitale.
Accompagna il viaggio Giampietro Mattolin
Dopo la visita di Dushambe e di Hissar si lascia la capitale del Tajikistan in direzione sud est entrando nelle montagne del Pamir ed arrivando al ruggente fiume Panj, che demarca il confine con l’Afganistan. Se ne risalgono le acque, si sosta a Kalai-Khunb e, procedendo in direzione sud, si arriva a Khorog, centro principale del Pamir. Continuando lungo il fiume si transita da Ishkashim dove, all’imbocco del corridoio del Wakhan, si arriva nel punto più meridionale del tour dove l’ampia vallata è contornata da impressionanti monti che superano i 7000 metri; oltre il fiume si ergono le spettacolari vette dell’Hindo Kush. In queste regioni si incontrano le sorridenti popolazioni ismailite del Wakhan. Si procede ora in direzione nord est seguendo il versante tagiko del Wakhan e sostando nell’interessante villaggio di Yangm. Oltre Langar si valica il passo di Khargush e si accede così all’altopiano pamiro a Burunkul ed al lago di Yashikul, un mondo questo scarsamente popolato da tenaci gruppi semi nomadici, orgogliosissimi dei loro peculiari cappelli bianchi. Dopo una deviazione nella remota valle di Shakhty si giunge al paese di Murgab e si punta verso nord per andare a Rankul e, attraverso le regioni più desolate e forse più spettacolari dell’itinerario, habitat naturale dei cammelli bactriani ma ornate da laghi che contrastano con l’aridità dell’ambiente, si supera il passo di Ak Baital (4655 mt), punto più alto dell’intero percorso, arrivando allo spettacolare lago Karakul dove i monti glaciali della catena del Picco Lenin si specchiano sulle acque turchesi del vasto lago. Oltre Karakul si valica ancora in direzione nord il passo Kyzyl-Art al confine col Kirghizistan, dove si fa il cambio di mezzi e guide locali, incontrando le prime regioni nomadiche kirghise dove le pasture coprono le vallate e le yurte punteggiano l’orizzonte tra le grandi greggi dei kirghisi; da qui, attraverso il passo di Taldyk (3615 mt), si scende a Osh (950 mt) ai bordi della fertile valle di Fergana. Questa nuova regione è il polmone agricolo del Centro Asia, e fu punto di incontro/scontro storico dei gruppi etnici principali della regione. Ammirevoli sono l’antica città di Osh, i bazar fuori dal tempo, come Uzgen, e le sorprendenti foreste secolari di noce e le cascate di Arslanbob che contornano questa valle. Proseguendo, la direttrice è ora nord est: attraverso un alto valico (3100 mt) e superando spettacolari costoni e vallate si arriva a Kazarman e da qui si continua nell’ambiente selvaggio del Tien Shan occidentale ritrovando i nomadi tra le yurte che contornano il lago di Son Kul, considerato da molti il punto più bello del Kirghizistan. Proseguendo ancora a nord est, via Kochkor si arriva al vasto lago di Issikul, per poi raggiunge Bishkek, capitale del Kirghizistan, in direzione nord ovest.
Tajikistan e Kirghizistan: Wakhan, Pamir e Tien Shan, nel cuore dell’Asia Centrale
Est. iniziale, monti Fan: Iskanderkul e i 7 laghi di Panjakent
Dal 5 al 23 agosto 2021
Accompagnatore dall'Italia
PROGRAMMA DEL VIAGGIO
1°g. giovedì 5 agosto, partenza per Dushambe
La compagnia aerea solitamente utilizzata per volare a Dushambe, capitale del Tajikistan, è la Turkish Airlines. I possibili collegamenti dall’Italia per Istanbul dipendono dalla città d’imbarco; si riparte da Istanbul per Dushambe alle 21.10.
2°g. 6/8 Dushambe
L’arrivo a Dushambe è previsto alle 3.45 del mattino dove è in attesa dei partecipanti la guida locale e ci si trasferisce presso l’hotel Atlas (atlasguesthouse.com) o simile. Nel pomeriggio si effettua una visita in città e ci si reca nella vicina località di Hissor (23 km) per vedere la fortezza antica più importante del Tajikistan, oggi restaurata, l’adiacente madrassa del XVI secolo e la tomba di un santo sufi. A Dushambe sono particolarmente interessanti il museo archeologico (con reperti che includono una statua del Buddha del regno Kushan e testimonianze che iniziano dal periodo greco – bactriano) ed il museo nazionale (che ritrae la storia del Tajikistan includendo reperti degli scavi di Penjikent).
3°g. 7/8 Dushambe – Iskanderkul (2200 mt) – Sarytag (2400 mt).
Dopo colazione si parte dall’aeroporto verso nord per il lago di Iskanderkul, attraversando il passo di Anzob (3371 mt) tra i monti Fan, che dista circa 140 km, un viaggio di 3 o 4 ore. Ci si accomoda in una locanda nel villaggio di Sarytag, posto sul lago a 2195 mt; nel pomeriggio con una tranquilla passeggiata si raggiunge lo ‘Snake lake’, nei pressi del lago principale.
4°g. 8/8 Sarytag – Penjikent – Marguzor (Sette laghi)
Si procede per Penjikent dove si visitano gli scavi di Sarazm, “World heritage” dell’Unesco, conosciuti da molti come la “Pompei dell’Asia Centrale”. Ci si addentra quindi nei monti a sud della cittadina risalendo la valle dei 7 laghi, la più pittoresca della catena dei monti Fan. I laghi, incastonati tra i monti, hanno tutti diversi colori. Si alloggia in una locanda del villaggio di Padrut (1850 m) situato tra 4 e 5 laghi. La tappa è di circa 260 km, e richiede circa 6 ore.
5°g. 9/8 Marguzor – Hissar – Dushambe
Si rientra a Dushambe dove si alloggia presso l’hotel Atlas 4 *; la tappa è di 310 km, tra 7 e 8 ore di guida.
6°g. 10/8 Dushambe – Kulyab - Kalai Khumb
Si lascia Dushambe entrando nei monti ad est ed incontrando presto il grande lago artificiale formato dalla diga che ha creato forti dissapori con l’Uzbekistan, per il problema del controllo delle acque e l’irrigazione. Si transita da Kulyab, dove si vede il mausoleo di Saiyid Ali Hamadoni, e sul percorso si visitano le rovine della città di Hulbuk (IX – XI secolo). Superata un’altra barriera di monti si arriva nella spettacolare valle del fiume Panj, uno dei grandi affluenti dell’Amu Darya, e raggiunte le rive si inizia a risalirne il corso; sul versante opposto si vedono i villaggi afgani, da dove non traspare alcun segno del ‘mondo moderno’ e si osservano delle coltivazioni fatte su pendii di una pendenza estrema - è veramente difficile comprendere quale arte contadina possa riuscire a ricavare dei raccolti in tali posizioni, forse le più scomode al mondo? Giunti a Kalai Khumb si alloggia in una locanda locale, il ‘Karon Palace’ o simile; la tappa è di circa 380 km.
7°g. 11/8 Kalai Khumb – Khorog (2100 mt)
Si procede in direzione sud est contornando il confine con l’Afganistan e seguendo il corso del fiume Panj. Dal villaggio di Rushan inizia il territorio a predominanza ismailita; a Parshinev vi è il tempio dedicato a Nosiry Khusrav, che diffuse per primo questa branchia dell’islam nella regione. Arrivati a Khorog, centro amministrativo della regione del Gorno-Badakshan, una cittadina situata tra ripidi monti alla confluenza del precipitoso fiume Gunt con il Panj, si visitano il giardino botanico ed il museo, dove si resterà sorpresi nel vedere tra i numerosi oggetti i grandi ritratti dei padri della rivoluzione russa ed anche di Stalin. Si alloggia in un semplice hotel, il Dehli Darbor, il Lal o lo Zafar; la tappa è di circa 260 km, da 5 a 6 ore di viaggio.
8°g. 12/8 Khorog – Yangm
Si continua in direzione sud arrivando nei remoti territori più meridionali del percorso. Dopo circa 50 km si passa dalle fonti termali di Garm Chashma e dalle miniere di rubini di Khi i Lal, aperte nel XIV secolo. Si arriva quindi a Ishkashim nel punto più a sud dell’itinerario, all’imbocco del corridoio del Wakhan tra il Pamir e l’Indokush, in una zona molto panoramica. Oltre, si prosegue ora in direzione est seguendo il bordo tagiko del corridoio del Wakhan con i ripidi monti del dell’Indokush che orlano con vette glaciali spettacolari il versante afgano del fiume Panj, e si vedono le prime caratteristiche case pamire. A Namadgut si visita la vecchia fortezza di Kakh-Kah ed il mausoleo ismailita di Oston-I Shobi Mardon (XI sec); vi è anche un piccolo museo, a volte … aperto. Procedendo si ha la visuale del monte Karl Marx (6726 mt) che si erge sul bordo settentrionale della grande vallata; si sale con una panoramica deviazione alla fortezza di Yamchun, e, poco oltre, si arriva alle fonti termali di Bibi Fatima Zahra dove è possibile fare un bagno (è stata costruita un’apposita struttura con fondi da donazioni estere). Tornati a valle si prosegue per il villaggio di Yangm, dove si alloggia in una tipica casa pamira. Qui è molto interessante e bello il museo dedicato al santo sufi Muboraki Vakhoni, dove con un pizzico di fortuna si verrà accompagnati dal suo stesso pronipote, l’uomo interessante e geniale che lo ha realizzato. La tappa è di circa 190 km, più la salita a Yamchun.
9°g. 13/8 Yangm – Passo di Khargush (4286 mt) – Burunkul (3700 mt)
Continuando verso est di incontra il sito buddista con lo stupa di Vrang e quindi il villaggio di Langar (circa 100 km). Da qui salendo a piedi sul versante del monte si possono raggiungere gli interessanti graffiti rupestri sopra al villaggio; vi è un primo sito abbastanza vicino (30 min circa) e uno più in alto (poco più di un’ora), che è più lontano ma più interessante e con una vista magnifica sulla valle. Dopo pranzo si parte in direzione nord avendo una visuale a ovest verso il picco Engels (6510 mt); si entra in zone ora molto più aride e desolate, un territorio che inizia ad essere abitato dai nomadi kirghisi, ed attraverso il passo di Khargush si lascia la regione del Wakhan arrivando sull’altopiano del Pamir. Oltre il passo superato un bel lago si incrocia la “M41” che arriva da Khorog. La si segue per un breve tratto verso ovest e con una deviazione si arriva al villaggio di Burunkul, a breve distanza dall’omonimo lago, dove si alloggia presso una famiglia locale. Da Langar sono circa 120 km, 3 / 4 ore.
10°g. 14/8 Burunkul – Yashikul – Shakthy - Murgab (3630 mt)
Ci si reca al vicino lago di Yashikul, posto a 3700 mt di quota oltre un colle ad ovest del villaggio, uno specchio di acqua purissima, rara gemma di bellezza tra le montagne selvagge del Pamir. Si continua il viaggio tornando sulla “Highway M41” e procedendo ora in direzione nord est si transita dal villaggio di Ali Chor, dove si visita la piccola moschea, e prima di Murgab si effettua una deviazione seguendo una traccia sterrata che porta verso sud tra le stupende ampie valli semidesertiche del Pamir fino al sito di Shakthy, dove in un anfratto del monte si trovano delle semplici pitture rupestri. Rientrati sulla strada principale si arriva quindi a Murgab, il paese più importante della regione, dove si alloggia presso una tipica locanda locale, il Pamir Hotel o simile. La tappa è di 140 km, 3 / 4 ore, più la deviazione. In questo paese si possono acquistare manufatti artigianali realizzati col feltro, passeggiando nello stranissimo mercato con le botteghe alloggiate in … container; la popolazione della regione è kirghisa ma in questo paese una metà è costituita da tajiki.
11°g. 15/8 Murgab – Rankul (3784 mt) – Passo di Ak Baital (4655 mt) - Karakul (3823 mt)
Si prosegue il viaggio verso il passo che porta nel bacino del grande lago Karakul; con una deviazione si entra nella valle di Rankul, a circa 60 km da Murgab, ornata dai laghi di Shor e Rang e da dove nei giorni limpidi si ammira la vetta del Muztagh Ata (7546 mt), situato oltre il confine cinese. Qui è possibile provare a cavalcare i cammelli bactriani; si pranza in una casa del villaggio. Tornati sulla “M41” si prosegue la salita verso nord valicando il passo di Ak Baital, con panorami fantastici; si resta stupefatti dalla barriera che in molti tratti accompagna ed in diversi punti arriva a lambire la strada ad est: è il nuovo confine marcato dai cinesi dopo che hanno comprato un pezzo di territorio del paese dall’attuale governo, annettendolo così agli altri territori da loro conquistati in questo remoto angolo di mondo … La discesa, sempre in direzione nord, porta in breve al grande lago di Karakul, la vasta gemma di queste regioni nomadiche: oltre le acque turchesi a nord ovest si erge il Picco Lenin (7134 mt). Si alloggia in una semplice locanda locale recentemente allestita per i turisti, dove è anche possibile stare in una yurta; la tappa è di circa 200 km.
12°g. 16/8 Karakul – Passo di Kizil-Art (4336 mt) – Ingresso in Kirghizistan – Sary Tash – Passo di Taldyk (3615 mt) – Osh (950 mt)
Si lascia il vasto bacino del Karakul procedendo verso nord. Al passo di Kizil-Art vi è il punto di confine dove si salutano la guida e gli autisti tagiki e, superate le formalità di uscita, si prosegue con la nuova guida ed i mezzi kirghisi; il controllo dei passaporti per l’ingresso in Kirghizistan è alla base del passo. Si transita in un nuovo mondo fatto di vaste praterie punteggiate dalle yurte dove pascolano grandi greggi, un radicale cambiamento dall’arido Pamir. Giunti nell’ampia vallata verde di Sary Tash, dove si affaccia imponente a meridione la candida catena del Pamir su cui svetta il Picco Lenin, si incrocia la strada che porta verso Kashgar nel Sinkiang; si valicano verso nord est i monti attraverso il passo di Taldyk, da dove col tempo limpido si vede per l’ultima volta la vetta del Picco Lenin, e si scende in direzione nord ovest incontrando vallate spettacolari anche policrome, dove si vedono i primi insediamenti di coltivatori. Si supera quindi il passo di Chyrchyk (2381 mt) arrivando nella città di Osh, la seconda per dimensioni del Paese, situata ai bordi della grande vallata di Fergana dell’Uzbekistan. Si alloggia presso l’hotel Sunrise o simile; la tappa è di 280 km.
13°g. 17/8 Osh
Si visita il ‘Trono di Salomone’, importante luogo di pellegrinaggio musulmano, ed il museo. Oltre ai siti storici, una parte molto accattivante è il bazar di Jayma, ubicato nelle medesima posizione dai tempi del Via della Seta, ritenuto tra i più interessanti dell’Asia Centrale; vi si affollano kirghisi, tagiki e uzbechi e vi si trova ogni tipo di mercanzia e oggetti.
14°g. 18/8 Osh – Arslanbob (1700 mt)
Si lascia Osh contornando il confine uzbeco che delimita la parte più orientale della valle di Fergana transitando da Uzgen, che funse da capitale del canato di Kara-Khanid tra l’XI ed il XII secolo; si vista il mausoleo e si ci si reca al magnifico mercato, che è più piccolo ma forse anche più bello di quello di Osh. Oltre Jalal Abad (104 km) si prosegue per Arslanbob, dove si trova la più grande foresta di alberi di noce del mondo: si estende su un’area di 600.000 ettari. Si arriva per il pranzo presso una famiglia locale dove si alloggia anche per la notte. Si inizia quindi ad esplorare la zona con una passeggiata attraverso un ambiente di grande bellezza naturale dove si incontrano anche due cascate. La tappa è di circa 240 km.
15°g. 19/8 Arslanbob – Passo di Ak Moinok (2940 mt) – Kazarman (1310 mt)
Ci si reca a vedere la cascata più alta utilizzando una jeep Uaz locale (circa mezz’ora) a cui si aggiunge un tratto a piedi. Quindi si parte tornando a Jalal Adab per il pranzo. Si procede quindi in direzione nord est attraversando la catena di Fergana con il passo di Ak Moinok e, seguendo gli spettacolari costoni dei monti, si arriva a Kazarman, dove si alloggia in una comoda casa privata. La tappa è di circa 250 km.
16°g. 20/8 Kazarman – Passo Moldu-Ashu (3346 mt) - Lago di Son-Kul (3016 mt)
Si procede in direzione est seguendo la strada che porta a Naryn; la si lascia andando a nord superando attraverso il passo di Moldu-Ashu la barriera di monti che cingono le alte pasture del bacino del Son-Kul. Questo stupendo e vasto lago è al centro di una regione utilizzata per la transumanza estiva dove si vedono anche diversi animali selvaggi; si alloggia nelle yurte, l’abitazione utilizzata da tutti i kirghisi che passano i mesi caldi attorno al lago. Per esplorare i dintorni è possibile noleggiare un cavallo. Si percorrono circa 240 km.
17°g. 21/8 Son Kul – Issikul
Dopo pranzo si parte verso nord est per Kochkor (120 km) dove si vedono le produzioni artigianali di tappeti di feltro. Si prosegue arrivando in breve al lembo occidentale del vasto lago Issykul: lungo 170 km e largo 70, è un bacino d’acqua senza emissari che per via del contenuto salino e delle attività termali non gela mai. È situato tra due grandi catene di monti, propaggini del Tien Shan, i Kungey Ala-Too a nord, che delineano il confine col Kazakistan, e i Terskey Ala-Too a sud, dove si trovano diversi sentieri per il trekking. Si alloggia a Beltan (160 km da Kochkor) in un campo di yurte posto sulle rive del lago.
18°g. 22/8 Issikul – Bishkek
Si lascia il vasto lago di Issikul in direzione nord ovest per Bishkek, la capitale del Kirghizistan che dista circa 300 km. Sul percorso si visita il minareto di Burana, dell’XI secolo. Giunti in città ci si sistema presso l’hotel Asia Mountains o simile e si effettua una visita: le piazze Ala-Too e Pobeda, il parco Duboviy e la Galleria d’Arte.
19°g. Lunedì 23 agosto
Volo della Turkish Airlines per Istanbul in coincidenza con i diversi collegamenti per l’Italia.
Nota tecnica
Se ci si chiede se in questa regione ci siano dei pericoli la risposta è semplice: no. Si resterà positivamente colpiti dall’amichevolezza e ottima disponibilità delle persone, in particolare tra gli ismailiti, ma non solo. La parte più temuta da molti è la regione tagika; si tenga presente che il confine afgano è molto controllato ed in ogni caso lungo il fiume Panj, che delimita i due paesi, vivono ‘al di la del fiume’ altri pamiri ismailiti che nulla hanno a che vedere con i temibili talebani che imperversano più a sud. Nel Wakhan le donne velate sono rare, ed in generale una piccola minoranza ovunque; può succedere di rimanere basiti perché è spesso possibile intrattenere delle conversazioni in inglese con loro!
Il viaggio si svolge in gran parte in aree non turistiche e si richiede quindi un certo grado di adattabilità: tutto perfetto per un viaggiatore, ma poco adatto per un “turista”. Fuori dalle città le sistemazioni sono semplici; lungo il Panj solo a Khorog c’è un alberghetto considerabile tale (acqua calda e bagno in stanza); a Yangm si alloggia in una bellissima casa pamira, presso famiglie locali nel villaggio di Burunkul, ad Arslanbob e a Kazarman (qui è molto ben tenuta, quasi di standard occidentale), in locanda tipica a Murgab, un alloggio per viaggiatori a Karakul e si alloggia per due notti nelle yurte a Son Kul e Issikul (qui vengono posti i materassi su dei tappeti, in effetti molto comodo).
Stando in famiglia nel Wakhan e in Pamir si potrà sperimentare l’ottima ospitalità di queste persone che, pur abitando in territori selvaggi, sono molto accoglienti. Si tenga presente però che sono alloggi in case private, con le stanze senza servizi e dove spesso ci si divide tra donne e uomini del gruppo utilizzando due o tre stanze in tutto. La pulizia è di norma accettabile e il cibo che viene proposto è sostanzioso e saporito; è importante portare con sé un sacco a pelo.
Per i trasporti in Tajikistan si utilizzano veicoli tipo Hyundai Starex (porta fino a 6 persone); in Kirghizistan minivan Mitsubishi Delica se si fosse solo in 3 o un pulmino Mercedes Sprinter.
La stagione prescelta è statisticamente la migliore; bisogna però tener presente che a volte può piovere e alle quote più alte dei passi non sono escluse precipitazioni nevose. Le temperature notturne nei luoghi più alti del percorso possono anche avvicinarsi allo zero termico mentre di giorno nei punti più caldi (es. Osh) si possono avere fino a 30 – 35 gradi.
Il Kirghizistan con una superficie pari a meno di 2/3 di quella dell'Italia occupa un territorio prevalentemente montuoso ; la superficie pianeggiante adiacente al confine con il Kazakistan è solo il 6% del totale ed il 40% del territorio ha un altitudine superiore ai 3000 m . Sono tre le catene montuose presenti nel paese: il Tian Shan che delimita il confine naturale con la Cina e forma una grande insenatura in cui si trova il maestoso lago issuk -Kul, la catena del Fergana che taglia il paese in due, e i Monti Alay della catena del Pamir che delimitano la valle del Fergana aperta verso l'Uzbekistan.
GEOGRAFIA
Il Kirghizistan è situato in Asia centrale ed è un'ex repubblica dell'Unione Sovietica. Il Paese è compreso tra il deserto kazako (dove sorge la capitale kirghiza Bishkek, precedentemente chiamata Frunze), la catena montuosa Tien Shan e quella del Pamir. Circa il 75% del territorio è montagnoso e i confini con Kazakistan, Uzbekistan, Tajikistan e Cina sono poco accessibili a causa delle alte vette (oltre 7000 metri) che separano il Paese dai territori limitrofi. Il basso livello di industrializzazione ha permesso di preservare l'ambiente intatto, rispetto agli altri Paesi dell'Asia centrale. Le fonti idriche sono inquinate a causa di pratiche di irrigazione inadeguate. Nella zona compresa tra la Valle Fergana e quella di Isfara esistono piccole enclave uzbeke. La zona a nord-est del Paese è attraversata da valli fertili che circondano il lago salato di Issik Kul (oltre 2000 metri di altitudine), le cui acque sono riscaldate da attività vulcaniche.
SOCIETA'
La composizione sociale kirghiza è molto variegata: nel Paese sono presenti popolazioni di lingua uzbeka, tagika, russa, ucraina, tedesca, uigura, cinese e coreana. La lingua ufficiale è il kirghiso (di origine turca), ma, a causa delle differenze interne, il russo rimane la lingua più parlata. Per la maggior parte i kirghizi sono musulmani e sono presenti anche dungan (cinesi musulmani) e una notevole minoranza di russi ortodossi. Nelle montagne al confine con la Cina esiste una cospicua minoranza di tribù nomadi.
ECONOMIA
L'economia kirghiza si basa prevalentemente sull'attività agricola e su modiche esportazioni di oro e uranio. Tra il 1995 e il 2001, le riforme economiche volute dal presidente Akaev hanno ridotto l'inflazione e aumentato i livelli di occupazione e produzione. Nonostante la crisi economica che ha coinvolto i Paesi dell'ex Urss, gli accordi presi tra il Kirghizistan e il Fondo Monetario Internazionale hanno permesso al Paese di mantenere alti i livelli di crescita. Nonostante ciò, i livelli di povertà sono rimasti invariati dal 1996 a oggi. Grazie all'appoggio logistico dato all'intervento militare statunitense in Afghanistan, il Paese ha potuto beneficiare di un riscaglionamento del debito estero, promosso dal Club di Parigi. L'arrivo di aiuti e finanziamenti inoltre ha permesso al governo di varare un piano per la riduzione della povertà che tra l'inizio del 2002 e l'estate del 2003 ha già fatto registrare miglioramenti nell'ambito degli accessi all'acqua e alla sanità.
POLITICA
Il corrotto regime di Askar Akaev, al potere dal 1990, è stato rovesciato nel marzo 2005 in seguito alla ‘Rivoluzione dei Tulipani’ innescata dalle rivolte popolari organizzate delle forze d'opposizione (finanziate dagli Stati Uniti) nel sud del Paese per protestare contro i brogli che hanno caratterizzato le elezioni parlamentari di febbraio e marzo. Dopo la fuga di Akaev a Mosca, sono saliti al potere i due maggiori leader dell’opposizione: Kurmanbek Bakiev, che è diventato presidente, e Felix Kulov, nominato primo ministro. Il nuovo regime non ha apportato alcuna riforma democratica né economica e soprattutto non ha rotto né con la corruzione né con gli stretti rapporti con la potente mafia locale. Ma soprattutto, Bakiev, invece di spostarsi nell’orbita filo-Occidentale, ha rinsaldato i rapporti politici, economici e militari con la Russia. Una grossa delusione per le mire espansionistiche regionali di Washington, che nel 2001 ha aperto in Kirghizistan anche una grande base militare a Manas, vicino alla capitale Bishkek. Presto affiancata da un’altrettanto grande base militare russa a Kant, a poche decine di chilometri di distanza.
MASS MEDIA
Tradizionalmente in Kirghizistan i media godono di ampia libertà di stampa, secondo le dichiarazioni di Reporter Senza Frontiere ed esistono più di 30 canali privati e diversi giornali. La conformazione montuosa della regione non permette una vasta diffusione delle informazioni e le linee telefoniche (pochissime al di fuori di Bishkek) non raggiungono gran parte del territorio.
STORIA
Il territorio che corrisponde all'odierno Kirghizistan viene lasciato in eredità da Gengis Khan al secondogenito Chagatai e rimane al centro di diversi conflitti che coinvolgono i mongoli dell'Impero di Zungaria, i truchi, i persiani e i cinesi della dinastia Qing. Questi ultimi conquistano l'area e costringono gli abitanti ad abbandonare le tradizioni nomadi per dedicarsi ad attività agricole stanziali. Nel XIX secolo, la diminuzione dell'influenza cinese nel territorio kirghizo e l'avanzata delle truppe zariste spingono i capi tribù ad avvicinarsi alla Russia che assume il controllo della regione e lo mantiene anche dopo la rivoluzione d'Ottobre come provincia della Repubblica Socialista Sovietica del Turkestan. Nel 1936, il Kirghizistan è l'ultimo territorio dell'area centroasiatica a diventare una Repubblica Socialista a pieno titolo con il nome di Kirghizia. Nel 1990, la crisi che investe l'Unione Sovietica tocca marginalmente il Kirghizistan, a causa della strenua opposizione del Partito Comunista a qualsiasi forma di cambiamento: non ci sono modifiche costituzionali e non nasce nessun partito alternativo. Il Soviet Supremo inoltre dichiara lo Stato d'Emergenza e invia l'esercito sul confine uzbeko per sedare possibili rivolte. Risultato: qualche centinaio di morti di cui non si ha riscontro e un nuovo capo del Soviet, l'attuale presidente Askar Akaev che l'anno successivo dichiara l'indipendenza della Repubblica, abbandonando il vecchio nome di Kirghizia in favore dell'odierno Repubblica del Kirghizistan e dà il via a diverse riforme economiche e sociali. Nell'agosto del 1991, durante il tentativo di colpo di stato a Mosca ai danni di Michail Gorbacev, Akaiev sostiene apertamente Boris Eltsin, scioglie il Partito Comunista kirghizo e indice nuove elezioni a cui partecipa senza altri candidati. Nel 1992, stabilizzata la situazione, Akaiev restaura il partito Comunista ed entra a far parte della Comunità degli Stati Indipendenti (Federazione Russa), della Conferenza per la Sicurezza e la Cooperazione Europea (Csce, precursore dell'Organizzazione per a Sicurezza e la Cooperazione Europea, Osce) e delle Nazioni Unite. Tra il 1993 e il 1994, Akaiev modifica la costituzione, vara un nuovo piano economico e intensifica i controlli antidroga del Paese, ottenendo così l'ennesima vittoria elettorale nel 1995 con il 70% dei voti e il plauso degli osservatori internazionali che giudicano le elezioni "sostanzialmente regolari". Tra il 1995 e il 2000, Akaev concentra nelle sue mani tutti i poteri decisionali sottraendoli al parlamento a colpi di emendamenti costituzionali e nel 1998 il Kirghizistan entra come prima repubblica dell'area ex Sovietica a far parte dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto). Sul piano interno la situazione rimane apparentemente tranquilla, fatta eccezione per alcune incursioni dell'esercito kirghizo contro i gruppi islamici radicali (di origine tagika o uzbeka) che assaltano gli accampamenti dei pastori nelle zone montuose isolate. Il 30 ottobre del 2000 Askar Akaev viene eletto presidente per l'ennesima volta. Per la seconda volta nella storia del Paese non ci sono prove di brogli elettorali. Gli osservatori dell'Osce parlano solo di "leggere irregolarità". Nell'ottobre del 2001, durante le fasi di intervento militare statunitense in Afghanistan, il Kirghizistan dà ampio appoggio logistico all'operazione Enduring Freedom contro i taleban e nel 2002 concede a Whashington uno spazio nei pressi di Bishkek, destinato a ospitare una base aerea statunitense. A partire dall'inizio del 2003, in virtù dell'appoggio strategico dato ai Paesi occidentali, il Club di Parigi ha riscaglionato il debito estero del Kirghizistan.
La Repubblica del Tajikistan, anche tradotto Tajikistan, e in passato Repubblica Socialista Sovietica del Tajikistan, è uno Stato dell'Asia centrale. Confina a Sud con l'Afghanistan, ad est con la Cina, a nord con Kirghizistan e Uzbekistan e ad ovest ancora con l'Uzbekistan; è dunque uno Stato senza sbocco al mare.
È una repubblica semipresidenziale; il presidente è il leader, che elegge ogni anno il presidente del consiglio. Ogni legislatura dura 5 anni e la costituzione è stata varata nel 1994.
Il Tajikistan (noto anche come Tajikistan o Tadzhikistan, ufficialmente Repubblica del Tajikistan; tajiko: Tojikiston o Jumhurii Tojikiston) è un paese situato nel cuore dell'Asia centrale. Confina con il Kirghizistan a nord, con la Cina a est, con l'Afghanistan a sud e con l'Uzbekistan a ovest e a nord-ovest. Al Tajikistan appartiene anche la regione autonoma del Gorno-Badakhshan («Badakhshan montuoso»), con la sua capitale Khorugh (Khorog). Il Tajikistan è il meno esteso dei cinque stati centroasiatici, ma in termini di altitudine li sovrasta tutti, in quanto racchiude un numero maggiore di alte montagne di qualsiasi altro paese della regione. Il Tajikistan fu una repubblica costituente (unione) dell'Unione Sovietica dal 1929 fino alla sua indipendenza nel 1991. La capitale è Dushanbe.
Il Tajikistan si trova su un territorio prevalentemente montuoso, caratterizzato da due catene montuose: la catena del Trans-Alay nel nord, e il Pamir nel sud, divise da uno stretto lembo pianeggiante. Su queste catene si trovano le cime più alte dell'Asia centrale, fra cui il Picco Ismail Samani (Qullai Ismoili Somoniik) di 7.495 metri. I principali fiumi sono il Syr Darya, l'Amu Darya, il Kafirnigan, il Vahš e il Pjandz. Il clima del paese è di tipo continentale, caratterizzato da escursioni termiche piuttosto accentuate. La temperatura invernale è spesso mitigata da un vento caldo e secco proveniente dalle aree montuose. Scarsissime le precipitazioni, concentrate soprattutto nella parte occidentale del paese.
Morfologia
Più dei nove decimi del territorio del Tagikistan è montuoso; circa la metà si trova a 3000 m o più sul livello del mare. La catena dei Trans-Alay, parte del sistema dei Tien Shan, entra nel paese da nord. Le imponenti catene dei Tien Shan meridionali - i monti del Turkestan e le poco più basse catene dei monti Zeravshan e Gissar - definiscono la porzione centro-orientale del paese. I picchi ammantati di neve del sistema montuoso del Pamir occupano il sud-est. Alcune delle montagne più alte dell'Asia centrale, tra cui le più notevoli sono il picco Lenin (7134 m) e il picco del Comunismo (7495 m), dai nomi di origine sovietica, si trovano nel settore settentrionale del Pamir. Le vallate fluviali, pur rivestendo una grande importanza nella geografia umana del Tajikistan, rappresentano meno di un decimo della superficie totale del paese. Tra le più grandi figurano la porzione occidentale della valle del Fergana a nord e quelle dei fiumi Gissar, Vakhsh, Yavansu, Obikiik, Kofarnihon (Kafirnigan) inferiore e Panj (Pyandzh) a sud.
L'intera parte meridionale della regione dell'Asia centrale, Tajikistan compreso, giace in una fascia sismica attiva dove forti terremoti sono comuni. I sismologi hanno studiato a lungo la regione, specialmente in relazione alla costruzione di imponenti dighe idroelettriche e altre opere pubbliche nell'area.
Clima
Il clima del Tajikistan è prettamente continentale e varia con l'altitudine. Nelle valli dal clima temperato-caldo le estati sono calde e asciutte; le temperature medie di luglio sono di 27 °C a Khujand (Khojand) e di 30 °C a Kulob (Kulyab), situata più a sud. Le corrispettive medie di gennaio sono, rispettivamente, di -1 °C e di 2 °C. Durante inverni particolarmente freddi, sono state registrate temperature di -20 °C o addirittura inferiori. Le precipitazioni annue sono scarse e variano tra i 150 e i 250 mm, ma raggiungono valori più alti nella valle del Gissar. Sugli altopiani le condizioni climatiche sono differenti: la temperatura media di gennaio a Murghob, sul Pamir, è di -20 °C, ma le temperature possono scendere fino a -46 °C. In quest'area le precipitazioni, che cadono prevalentemente in estate, solo raramente raggiungono i 500-750 mm annui. Le masse di aria umida provenienti da ovest risalgono le valli e, dopo aver raggiunto aree di bassa temperatura, danno luogo a precipitazioni localizzate particolarmente intense, prevalentemente sotto forma di forti nevicate; ogni anno, nella regione, cadono in tutto ben 75-150 cm di neve.
I Tajiki (persiano:Tâjik) sono un gruppo etnico originario dell'Asia centrale e diffuso in Tajikistan (dove sono il primo gruppo etnico), Afghanistan, Uzbekistan, Iran, Pakistan e nella provincia dello Xinjiang in Cina.
Uso del termine
I tajiki discendono da un antico popolo che parlava una lingua indoeuropea. I tagiki, dunque, sono tra i più antichi abitanti dell'Asia centrale, dal momento che hanno avuto origine dai quei popoli di stirpe iranica che, in epoca antica, si identificavano nei Battriani, nei Sogdiani, nei Parti, oltre che in quei Persiani (anche se i Persiani hanno caratteristiche fisiche differenti) che abbandonarono le loro terre alla volta della Cina e dell'India per sfuggire all'espansione islamica.
Secondo gli studiosi, i tajiki abitano l'Asia centrale (in particolare, l'Afghanistan, la Cina occidentale e, appunto, il Tajikistan) da circa 4.000 anni. Il termine "tajiko", in modo più specifico, si applica a quelle genti di lingua persiana e di origine "ariana" che popolano le terre ad est dell'Iran. Con tutta probabilità, nei tempi più antichi, gli antenati dei tajiki non parlavano il persiano propriamente detto (che viene chiamato "tajiko" in Tajikistan, farsi in Iran e dari in Afghanistan) dal momento che essi appartenevano a quelle tribù iraniche orientali di cui si è detto. Il passaggio alla lingua persiana si ebbe forse al tempo della dinastia dei Sasanidi, quando cioè l'impero persiano cominciò la sua espansione verso oriente.
Origine del nome
L'origine del termine "tajiko" non è del tutto chiara. Attualmente, gran parte degli storici ritiene che la parola "tajiko" -menzionata per la prima volta dallo storico turco Mahmud Kashgari- sia una vecchia parola turca con cui si identificavano tutti i popoli di lingua persiana. In alternativa, alcuni pensano che si tratti di un termine derivante dalle parlate iraniche orientali e che possa essere stato applicato agli abitanti dell'Asia centrale dai conquistatori arabi: etimologicamente esso sarebbe dunque collegabile alla tribù dei Banu Tayy e sarebbe stato utilizzato a partire dall'XI secolo.[4]. Tuttavia, è difficile chiarire l'uso del termine prima delle invasioni turche: quel che è certo è che a partire dal XV secolo fu utilizzato dalla popolazione iraniana della regione per distinguere se stessa dai turchi. Persino i persiani dell'Iran che vivono nelle regioni a maggioranza turca sono soliti chiamare se stessi "tagiki", come del resto faceva nel XV secolo il poeta Mir Ali Sher Nava'i di Herat [5]. Da aggiungere che i tibetani chiamano "tajiki" tutti i persiani, compresi quelli che vivono in Iran.
Al tempo dei conquistatori turco-persiani Timur e Babur la parola "tajiko" era utilizzata per designare gli impiegati di lingua persiana che erano stati educati in arabo. Al tempo dei Safavidi, i "tajiki" erano invece gli amministratori e i nobili del regno.
Inoltre, il termine "tajiko" può essere interpretato come un riferimento alla corona (in arabo Taj) della catena del Pamir.
Da notare che il termine sart ai tempi di Gengis Khan era usato come sinonimo di tagiko e, dunque, di persiano.
Diffusione
I tajiki costituiscono il maggior gruppo etnico del Tajikistan, dell'Afghanistan nord-orientale, delle città afghane di Kabul, Mazar-e Sharif ed Herat e delle città uzbeke di Bukhara e Samarcanda. Molti tagiki, inoltre, popolano la provincia di Surxondaryo nell'Uzbekistan meridionale e la parte orientale dell'Uzbekistan, lungo il confine con il Tajikistan. Anticamente, gli antenati dei tagiki abitavano una regione più estesa di quella attuale: in molte zone essi furono poi soppiantati da ondate di invasori di stirpe turca e mongola, provenienti dal nord e dall'est.
Attualmente, i tajiki rappresentano il 79,9% della popolazione del Tajikistan e il 35-37% di quella dell'Afghanistan. Secondo le statistiche ufficiali in Uzbekistan i tajiki sono il 6% della popolazione totale: questo dato, tuttavia, appare inattendibile per due ragioni. In primo luogo, non si tiene conto di quei tagiki la cui lingua madre è diventata l'uzbeko; secondariamente, molti tagiki possono aver preferito dichiararsi uzbeki per diverse ragioni. Molti, dunque, pensano che in realtà i tajiki costituiscano il 35-40% della popolazione uzbeka.
Infine, si stima che vi siano tra i 500.000 e il milione di tajiki in Pakistan: la maggior parte di essi sono profughi di guerra provenienti dall'Afghanistan, mentre gli altri sono nativi delle regioni pakistane del Chitral e del Gilgit.
Aspetto fisico
Dal punto di vista fisico, la maggior parte dei tagiki presenta dei lineamenti caucasici di tipo mediterraneo. Sebbene gran parte dei tagiki abbia capelli e occhi scuri con pelle chiara o leggermente abbronzata, occhi e capelli chiari non sono così infrequenti, specie nelle regioni montuose (in particolare nel Badakhshan). Alcuni tajiki mostrano invece tratti che ricordano le passate invasioni turche e mongole, mentre le popolazioni delle zone montuose, come detto, sono più simili agli antichi abitanti della regione, così come apparivano prima delle invasioni. I tajiki, dunque, sono un popolo che mostra una grande varietà di fenotipi, da quelli più marcatamente caucasici a quelli più affini ai mongoli.
Lingua
Come detto, i Tajiki parlano il persiano, detto anche dari in Afghanistan. La variante del persiano diffusa in Tajikistan è nota come "tajiko". Il tajiko, dunque, è una lingua indoeuropea del gruppo iranico e, insieme al dari, appartiene al gruppo orientale dei dialetti del persiano. Storicamente, il tagiko fu sempre considerato un dialetto persiano, fino a quando le autorità sovietiche imposero, nel 1928, l'uso dei caratteri latini prima e cirillici poi in sostituzione di quelli arabi: fu così che il tajiko cominciò ad essere considerato una lingua a sé stante (i tagiki dell'Afghanistan, tuttavia, continuarono ad utilizzare l'alfabeto arabo).
Ciò che distingue il tajiko dal persiano così come è parlato in Iran è la minore presenza di prestiti dall'arabo e la grande influenza russa che si è avuta per ragioni storiche. Tuttavia, un testo in tajiko trascritto in caratteri arabi può essere facilmente compreso da un parlante la versione "occidentale" (vale a dire quella diffusa in Iran) del persiano. La comune origine delle due parlate è del resto sottolineata da numerosi scrittori tajiki, quali Omar Khayyam, Ferdowsi, Jalal al-Din Rumi e Ali Sher Nava'i.Oltre al tajiko, in Tajikistan molto usato è il russo, specie in campo amministrativo e commerciale.
Religione
La grande maggioranza dei tajiki è di religione musulmana sunnita, sebbene esistano delle minoranze ismailite e jafarite-sciite. In Afghanistan, i tajiki di confessione sciita sono detti farsi o farsiwan, vale a dire "persiani". Inoltre, minoranze ebraiche di stirpe tajika sono esistite sin dai tempi più antichi nelle città di Samarcanda e Bukhara e, in misura minore, di Herat e Kabul.
Nel corso del XX secolo, gran parte dei tajiki ebrei sono emigrati in Israele e negli Stati Uniti, sebbene molti di essi continuino ad avere legami con le loro terre d'origine. Malgrado l'arrivo di missionari cristiani in Asia centrale in seguito al collasso dell'Unione Sovietica, la popolazione cristiana tajika è praticamente inesistente.
Il somoni è la valuta del Tajikistan. La valuta è suddivisa in 100 diram e ha preso il nome dal padre della nazione Tajika, Ismail Samani (scritto anche Ismoil Somoni). Il somoni è la valuta di maggior valore nell'Asia centrale.
Il somoni è stato introdotto il 30 ottobre, 2000 per sostituire il rublo tagico con un tasso di cambio di 1 somoni = 1000 rubli.
Storia
Abitato anticamente dalle genti della Sogdiana, fu parte dei regni greco-battriani fondati a seguito dell'impresa orientale di Alessandro Magno e successivamente si trovò a formare il confine o la provincia orientale prima del regno dei Parti (250 a.C.-225 d.C.) e poi dell'Impero sasanide (dal III secolo fino a metà del VII). Dopo il crollo dell'Impero sasanide, sconfitto dalle forze arabe intorno al 650 d.C., entrò a far parte del califfato musulmano, divenendo una delle sue province orientali. Con il disgregarsi progressivo del potere dei califfi abbasidi a partire dalla seconda metà del IX secolo, i territori orientali conobbero un lento ma processo di distacco e di autonomia.
Nel X secolo il Tajikistan è sotto il controllo dei Samanidi, dinastia persiana - vassalla inizialmente dei Tahiridi, a loro volta almeno formalmente ancora soggetti al califfo - che avrà la sua splendida capitale a Bukhara. Qui ebbe inizio anche la grande stagione della letteratura persiana di epoca musulmana, con il formarsi di un primo gruppo di poeti panegiristi e con il grande poeta epico Ferdowsi. Tuttavia questa dominazione non durò più di un secolo. Il territorio fu sommerso dalle continue invasioni di tribù turche che imposero ben presto proprie dinastie (Ghaznavidi dalla fine del X sec. a circa metà dell'XI secolo; poi i Selgiuchidi dalla metà dell'XI sec.); in questo periodo peraltro le diverse culture riuscirono a coabitare e a fondersi gradualmente, dando inizio a quel felice connubio turco-persiano che è caratteristico di tanta parte dell'Asia Centrale sino a nostri giorni. Successivamente il territorio fu conquistato dai Mongoli (XIII sec.), quindi dal Tamerlano (tra la fine del Trecento e il Quattrocento), e infine dall'XVI sec. entrò nell'orbita del Khanato di Bukhara.
Dal Settecento il territorio dell'attuale Tajikistan fu diviso anche con il vicino Khanato di Kokand; solo nella seconda metà del XIX secolo l'attuale territorio del Tajikistan entrò a far parte dell'Impero russo quando entrambi i khanati, di Bukhara e di Kokand, divennero prima vassalli della Russia zarista e poco dopo persero l'indipendenza. L'Impero russo, coinvolto nel Grande Gioco che lo opponeva all'Impero britannico, mirava ad aprirsi un varco nell'Asia Meridionale attraverso il territorio tajiko. L'obiettivo strategico era contenere l'espansionismo britannico forte delle sue basi in India, e più in generale a potenziare la propria posizione geopolitica.
Da provincia dell'Impero russo, il Tajikistan venne a formare una delle repubbliche socialiste sovietiche in seguito alla rivoluzione russa del 1917. Dura però era stata la resistenza opposta dai guerriglieri islamici (rivolta dei Basmachi), infatti solo nel '29 lo Stato venne formalmente riconosciuto dal potere sovietico. L'amministrazione sovietica separò definitivamente il Tajikistan da Bukhara e Samarcanda, le capitali storiche della cultura iranica dell'Asia Centrale, che vennero a trovarsi definitivamente dentro il territorio della Repubblica socialista dell'Uzbekistan; veniva contemporaneamente decisa dalle autorità sovietiche la elevazione di un modesto villaggio, Dušanbe (lett.: "Lunedì", perché in tal giorno vi si teneva una fiera o un mercato di qualche rinomanza locale) a capitale dello Stato.
Il Tajikistan mantenne comunque sempre una vocazione islamica che, nel periodo sovietico, alimentò forme di resistenza culturale anche attraverso la fitta rete di confraternite legate al sufismo. Negli anni Settanta venne riformato clandestinamente il Partito Islamico della Rinascita che, per tutti gli anni a venire, avrebbe provocato disordini e ribellioni contro il regime sovietico, fino alla caduta dell'URSS nel 1991 e al conseguimento dell'indipendenza. Tuttavia questo traguardo coincise con lo scoppio di una guerra civile, a seguito dell'aspra opposizione fra il partito islamico e quello democratico, scivolato progressivamente in una pulizia etnica che causò decine di migliaia di morti e costrinse un milione di tajiki a espatriare. Nel 1997 furono firmati dei trattati di pace fra il presidente democratico Rahmonov e i capi dell'opposizione islamica; i ribelli furono confinati in Afghanistan, ma continuano tuttavia ad alimentare conflitti e ribellioni, tant'è che il Tajikistan ha chiesto l'aiuto dell'esercito russo per contenere le incursioni. Come riportato dalla rivista online STRATFOR, pare infatti che la Russia stia rafforzando sempre più la sua presenza militare, inviando più truppe in questo paese.